giovedì 16 gennaio 2014

COGNOME MATERNO / Lettera aperta al Presidente della Repubblica


  Un Ddl del Consiglio dei Ministri che violerebbe l’art. 14 della  CEDU se
  superasse il vaglio delle Camere con l’avallo del VIZIO del CONSENSO

di Iole Natoli
Ieri mattina ho inviato al Presidente della Repubblica una lettera sul tema. L’ho postata nel Gruppo di FB “L’Agenda delle Donne per l’Italia Nazione Europea,” lanciando subito dopo un evento per chiedere alle iscritte e agli iscritti di inviare un’identica missiva.
Forse qualcuno potrebbe interrogarsi sulla causa di tanto tempismo.
Perché mai scomodare il Presidente per un semplice disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che non solo sarà suscettibile di modifiche ma dovrà essere approvato dal Parlamento prima che il Presidente della Repubblica si ritrovi a dover decidere se è il caso o non è il caso di firmarlo? 
A parer mio la ragione della tempestività è ben fondata.
In un Paese che non sia il nostro un Governo e un Parlamento durano abbastanza a lungo da permettere sia all’uno sia all’altro azioni a lungo o medio termine; in un Paese come il nostro, no.
Già in tempi meno convulsi di questi, le proposte di legge sul cognome finivano regolarmente nel cestino allo scadere di ogni legislatura; figuriamoci se non c’è questo rischio con il tiro alla fune che c’è adesso! Il Governo cadrà! No, il Governo non cadrà! Facciamo un rimpasto! No, scarseggiano le materie prime, dalle competenze specifiche in questo o quel settore (o in tutti quanti) sino al lievito della fiducia!
Insomma, se esiste una qualche possibilità che, a distanza di più di 34 anni dal primo progetto legislativo (Magnani Noya) sul cognome, questa legislatura porti a casa un risultato, sarebbe utile che colui che alla fine di tutto l’itinerario dovrà apporre come legge prevede la sua firma, faccia presente questo aspetto sin d’ora.
Rinviare un lavoro alle Camere, dopo approvazione di entrambe di un errore, se il “consenso” venisse realmente introdotto, significherebbe allungare ancora i tempi e avvicinarsi pericolosamente alla data delle nuove elezioni. Meglio giocare d’anticipo e prevenire, utilizzando tutti i modi legittimi, che si produca il possibile danno.
Il punto non è però solo questo. Finché qualcuno supporrà che sia fattibile portare ancora al guinzaglio le donne, le proposte che potrebbero essere - anzi che sicuramente saranno - presentate da altre ed altri parlamentari (qualcuna peraltro c'è già) avranno vita dura, tanto dura che sarà facile che si arrivi alle elezioni PRIMA che il Parlamento abbia approvato qualcosa al riguardo e ciò che porterebbe, come al solito, alla decadenza di ogni proposta esistente.
Basta dare uno sguardo al tipo di obiezioni suscitate nel corso degli anni dai Ddl migliori delle passate legislature, per immaginare il tipo di dibattito in aula.
Se così non fosse, un'ipotesi come quella del CONSENSO non sarebbe nemmeno saltata fuori, nessuno si sarebbe sognato di formularla ed è invece altamente probabile che sia stata non solo pensata ma espressa, visto che non ci si è presi la briga di smentire un così macroscopico insulto alla DIFFERENZA, alla caratteristica specifica di ogni maternità.
Che chi ha proposto una simile ignominia e chi non lo ha bacchettato lestamente sia reso consapevole FIN D’ORA dell’opposizione che troverà tra le donne, è cosa che non soltanto non guasta ma che serve. Serve a costoro capire che si andrà a contestarli a muso duro, serve alle donne cominciare finalmente a riflettere sulla natura dell'intero problema prima che un nuovo danno si produca.
Le donne non si sono mai mobilitate per questo. Non si otterrebbe con un semplice schiocco di dita l’adesione a un’eventuale manifestazione di piazza necessaria. Perché nessuna ha mai aperto bocca per criticare un aspetto del per altri versi accettabile Ddl 86 della XVI legislatura, che privilegia di fatto un genitore, guarda caso proprio quello che non nutre e poi partorisce SUO figlio?
Riporto adesso il testo della lettera, con una premessa per chi volesse aderire all’iniziativa, inviando a sua volta al Quirinale.
 
Oggetto: Ddl cognome, possibile nuova violazione dell’art.14 della CEDU


Sottoscrivo, Signor Presidente, la lettera inviataLe il 15 Gennaio 2014 da Iole Natoli, che qui riporto, avente per oggetto la segnalazione di una nuova possibile violazione dell’art.14 della CEDU.

Egregio Presidente,
il 5 agosto del 2012 ho lanciato una Petizione in cui disegnavo una Proposta di legge in dieci articoli per il doppio cognome paritario ai figli, testo che ha raggiunto fin qui le firme di 1813 sostenitori.
Benché convinta da sempre della superiorità della formula del solo doppio cognome rispetto a quella di un cognome unico a scelta e ciò soprattutto nell’interesse dei figli, dopo la recente sentenza di condanna per l’Italia emessa dalla Corte Europea, ne lanciavo una lievemente diversa, con cui mostravo come al doppio cognome fosse possibile affiancare l’opzione di una scelta, senza ledere la pari dignità dei genitori.
Ne avevo pochi giorni prima lanciato un’altra, con la richiesta di una modifica del DPR attualmente in vigore per il cambiamento di cognome.
Oggi, le voci secondo le quali un Ddl discriminante per le donne starebbe per introdurre IL CONSENSO del padre per l’acquisizione del cognome materno da parte del figlio, m’induce a chiederLe fin d’ora di NON FIRMARE, quando le verrà sottoposta per l’approvazione, una Legge che violerebbe nuovamente la Convenzione non più per il combinato degli articoli 8 e 14 ma solamente e in pieno per non
rispondenza all’Art 14, che vieta ogni discriminazione basata sul sesso.
Non voglia passare alla storia, Presidente, come colui che consentì una riedizione della vergognosa autorizzazione maritale del 1865, sia pur limitata alla questione del cognome dei figli.
La prego di gradire i miei saluti


Firma

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Link delle tre petizioni:




Milano, 16 gennaio 2014

©Iole Natoli

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